giovedì 10 marzo 2011

Mio padre mi diceva sempre..

Vorrei sbarazzarmi di tutto quello che mi trascino da tempo, mi fa male e mi logora così come un impermeabile usato troppe volte e che alla prima pioggerellina ti fa bagnare. Il mio impermeabile è appeso ad un chiodo in una qualche stanza remota del tempo, non riesco più a farmi scivolare le cose, mi inzuppo di pensieri, rabbia, malinconia, gioia, nostalgia, parole. A volte mi capita di rimanere a fissare il vuoto come i gatti quando meditano sul loro reale nome, quello che gli diede Dio; mio padre me lo diceva sempre quando vedevo Noir che non faceva altro che fissare un punto, più o meno impreciso, della stanza e mi preoccupavo perchè pensavo stesse morendo. "Non avere paura, loro meditano il nome affidatogli da Dio come fosse l'unico dono per la quale vale la pena vivere, avere la propria identità.. Sei troppo piccolo per capire, quando sarai più grande ti ricorderai di queste parole". E a distanza di anni non ho ancora capito perchè un animale mediti così tanto su una cosa che a volte mi sembra superflua. Superflua perchè non ho un' identità, sono invisibile agli occhi di chi passeggia per la strada, sono invisibile ai miei cari quando tutto quello che vorrei è avere un passaggio con la macchina per tornare a casa la sera dopo il lavoro, sono invisibile agli occhi della gente che reputavo importante, riescono a cancellare tutto come se non fosse mai successo, come se non ci fossi mai stato. Io non riesco ad eliminare tutto dal nulla e quelle chiamate interminabili al cellulare, quello scambio di idee sempre contrastanti, mi mancano..
Ma basta, è passato e sto cercando piano piano di venirne a galla ma quell'impermeabile non mi aiuta. Quello che vorrei in assoluto è buttare giù nuove fondamenta, costruire qualcosa, essere di nuovo una persona agli occhi degli altri, magari una persona degna delle proprie confidenze, una persona da volere bene, davvero. Quelle persone non ci sono più e oggi ci metto una bella pietra sopra, non mi volto più così come di solito si fa quando si attraversa il deserto, non ci si volta mai indietro (non ricordo in che film ho sentito questa cosa qui). Mi sono stancato di farmi in quattro per chi probabilmente nemmeno riesce a guardare i miei occhi e si ferma al mio naso all'insù. Voglio una vita vera, fatta di emozioni, di amicizia e di amore. L'amore-agapè, quell'amore che solo un amico può darti. Platone aveva ragione, cazzo. Mando tutto al diavolo, voglio ricominciare, non voglio abbattermi, voglio vivere nuovi giorni assaporando quella nostalgia che piano piano muta e si trasforma in un presente che malinconicamente mi fa dire addio a quello che è stato.
Forse mi deprimo, forse sono vittima come dice qualcuno ma me ne fotto. Sono io. Sono emozione pura, piango e rido e non me ne vergogno. Sono vita e per questo voglio vivere.

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